DI Luca Fumagalli – Senior Franchising Consultant in Affilya
Il franchising è un accordo di collaborazione tra imprenditori che per sua natura si applica a business molto diversi tra loro. Utilizzato in Italia ormai da più di cinquant’anni, è stato associato soprattutto ai settori più tradizionali della distribuzione di prodotti, di servizi e ai fast food, grazie al successo e alla popolarità raggiunta da alcuni marchi presso il grande pubblico.
UNA FORMULA FLESSIBILE
In realtà si tratta di una formula straordinariamente flessibile, che consente di sviluppare l’integrazione di imprese appartenenti anche, ad esempio, ai comparti industriali, professionali, tecnici, o di servizio ad altre imprese. Quindi se si vuole apprezzare il sistema del franchising nelle sue applicazioni occorre uscire dal cliché della “catena di negozi di abbigliamento” e da una parte affrontare un panorama di settori ampio e trasversale ma dall’altra aprirsi anche a concept assolutamente differenti l’uno dall’altro.
Prendiamo il caso dei cosiddetti franchising “home based “.
Siamo abituati a pensare a reti dove ci sono negozi, al massimo uffici su strada, con insegne. Arriviamo a concepire ristoranti in franchising, od officine per certe attività più “tecniche” come, ad esempio, la riparazione dei vetri delle auto oppure il gommista.
Ma ci è molto difficile pensare ad attività in franchising che non richiedano una insegna su strada e che si possano svolgere da casa propria.
Eppure le attività home based sono ancora poco note in Italia, dove la formula è ancora in piena evoluzione e non ha affatto espresso il suo pieno potenziale ma sono ad esempio diffusissime negli Usa e nel Regno Unito.
HOME BASED FRANCHISE: È PROPRIO FRANCHISING?
Tante categorie di imprenditori, professionisti e artigiani indipendenti basano abitualmente la loro attività in casa propria, risparmiando le inutili spese di un negozio, di un ufficio, di un laboratorio o di un magazzino, laddove non necessari.
Perché allora non potrebbero esserci imprese in franchising con le stesse caratteristiche?
Eppure in questi anni, in alcuni casi di iniziative home based, è stata sollevata qualche eccezione sulla legittimità di applicazione della formula del franchising.
In particolare quando le modalità di questi contratti di franchising si avvicinano a quelle di altri contratti tradizionalmente utilizzati, come quelli caratteristici delle attività di rappresentanza, di vendita, di agenzia con deposito.
Il punto di contatto tra queste tipologie è ovviamente la necessità di visitare i clienti sul territorio, oltre all’assenza di un ufficio o di un negozio.
Ma poi ci sono differenze importanti, prima di tutto relative alla indipendenza, all’autonomia e alla imprenditorialità del franchisee, rispetto al rapporto più subordinato che si crea, ad esempio, tra agente e azienda in un contratto di agenzia.
Un affiliato home based, in genere, non deve solo limitarsi a vendere. La sua attività è più articolata di una semplice intermediazione e prevede l’erogazione di servizi prima, durante e dopo la vendita, che legittimano il suo status di imprenditore a tutto tondo.
L’autonomia di un affiliato, nella gestione dell’impresa a livello locale, è più ampia rispetto a quella di un agente e un affiliato non ammette ingerenze nella gestione che non siano chiaramente definite contrattualmente. Il rapporto con la casa madre non è subordinato, ma da pari a pari: il franchisor svolge funzioni di formazione, assistenza, consulenza e supporto del franchisee, ma non ordina e non dispone, come invece può fare il mandante di un agente.
Ma perché è utile distinguere tra queste diverse situazioni contrattuali?
Il rischio che il franchising, nella sua versione home based, sia utilizzato per mascherare o “abbellire” rapporti di agenzia, esiste.
Un buon sistema per capire la differenza tra una home based franchise e una attività da “venditore puro”, eventualmente mascherata da franchising, è proprio quello di porsi e porre la domanda:” Perché questa azienda per distribuire i suoi prodotti/servizi ha preferito avviare un progetto di franchising invece di organizzare per conto proprio una rete di agenti?”
Una valida risposta a questo interrogativo, che esclude immediatamente il rischio di trovarsi di fronte ad eventuali “degenerazioni”, è che l’azienda in questione non ha bisogno di semplici venditori per la sua distribuzione, ma necessita della collaborazione di veri imprenditori che, non limitandosi alla fase di vendita in un certo territorio, eseguano altre fasi e altri operazioni in piena autonomia.
HOME BASED FRANCHISE: IN MOLTI SETTORI
Sia in ambito internazionale che nazionale sono sempre di più le reti che si occupano, per esempio, di consulenza alle imprese (riduzione di spese, consulenza sulla sicurezza e del lavoro,…), di attività tecniche (idraulici, installatori, impiantisti, elettricisti, pulizie e spurghi, spazzacamini, giardinieri, manutenzioni varie,…) di supporto alle attività commerciali (strumenti e servizi di promozione e pubblicità, merchandising di prodotti editoriali e biglietti augurali..), di attività professionali più o meno tradizionali (avvocati e recupero danni, servizi sanitari e parasanitari, assistenza domiciliare…), di distribuzione di prodotti a domicilio (latte, cibi per animali,…).
Tutto questo avviene senza la necessità per l’affiliato di aprire un negozio o un ufficio, di dare dunque un sede istituzionale all’attività imprenditoriale.
HOME BASED FRANCHISE: I VANTAGGI
I vantaggi di questa scelta sono evidenti.
Le micro – imprese sono tradizionalmente appesantite nella fase di start-up da una serie di costi che vanno dalla ristrutturazione di locali, agli arredi, alle attrezzature, ad eventuali strutture espositive e di comunicazione. In seguito, ad incidere sono i costi fissi della gestione: affitti, personale di segreteria, spese di riscaldamento e pulizia, tasse varie.
Le attività home based rappresentano un risposta moderna e flessibile alle esigenze del mercato: minori costi di start-up, costi di gestione quasi esclusivamente variabili, meno pendolarismo, uno stile di vita che predilige qualità e tempo in famiglia.
È certamente un modo diverso di lavorare, meno istituzionale e forse per questo più difficile da accettare per l’imprenditore medio italiano, così attento alla forma, alle convenzioni, allo status professionale, alla “poltrona” del suo ufficio.
Il periodo attuale, con le tante difficoltà che ha portato e con il ridimensionamento generale che ha indotto nelle imprese e nei costi, forse aiuterà a cambiare anche questo stato di cose e magari porterà tutti a considerare maggiormente la sostanza del business, liberandoci da tante inutili sovrastrutture.
Il franchising home based non potrà che trarre giovamento da questa nuova prospettiva, consegnando al mercato italiano un’ampia gamma di attività innovative, utili e, in qualche caso, particolarmente remunerative.